
lunedì 30 Marzo , 2015
The Body Exposed
Photo&Contemporary in collaborazione con Photographica Fine Art Gallery Lugano è lieta di presentare un’ampia selezione di opere fotografiche sul tema della rappresentazione del corpo umano nelle sue più diverse accezioni, a partire dai nudi classici degli anni ’20-‘30 fino agli esiti più recenti della ricerca contemporanea, influenzati dalle pratiche della performance e della Body Art. Ad aprire la rassegna è Edward Weston, padre fondatore negli anni ’20 della moderna fotografia di nudo, ispirato dai principi affermati agli inizi del Novecento da Stieglitz e da Camera Work a superamento del moralismo ottocentesco e del conseguente voyeurismo clandestino, il quale dedicò molta attenzione a questo tema, giungendo con la tecnica tradizionale a risultati che apparvero immediatamente innovativi , di straordinaria plasticità scultorea e sensuale armonia compositiva. Negli anni Trenta, la fotografia propagandista dei regimi europei propose il nudo mitico dei grandi eroi e degli atleti della classicità in chiave razziale e per reazione, le Avanguardie storiche quali Dada e Bauhaus iniziarono ad utilizzare il corpo umano in termini assolutamente anticonvenzionali e provocatori (si pensi alle solarizzazioni di Man Ray ed ai montaggi di Moholy-Nagy nonché alle sperimentazioni neocostruttiviste di Andreas Feininger ed ai personalissimi risultati di Frantisek Drtikol) e così, a partire dagli anni ’40, il nudo divenne uno dei soggetti fotografici privilegiati e cominciarono ad evidenziarsi differenti modalità di approccio al genere. André Kertesz, ad esempio, si cimentò nella deformazione esasperata della figura femminile attraverso giochi ottici, preparando il terreno alle prime immagini surrealiste di Bill Brandt realizzate col grandangolo, mentre Irving Penn, nell’intimità del suo studio, si dedicò alla figura femminile in termini di scultorea e primordiale monumentalità. Dopo le pin-up degli anni Cinquanta e l’indimenticabile Marilyn Monroe nuda per la prima volta in un calendario, con i rivoluzionari e permissivi anni Sessanta il nudo divenne inevitabilmente uno dei temi ricorrenti della nuova ibridazione tecnica della Pop Art , ma talvolta si distinse anche come protagonista di importanti ricerche antropologiche sui costumi della nuova società di massa e sui luoghi di aggregazione, come testimoniano gli intensi ritratti di Diane Arbus nei campi di nudisti. Tra coloro che invece perseguirono il purismo e la sublimazione del nudo femminile nella natura occorre ricordare il francese Lucien Clergue con la sua famosa serie in b/n “Neé de la vague”(1968) che ripercorre il mito della nascita di Venere dalla schiuma del mare. Ed ancora l’esplorazione interiore dei soggetti femminili perseguita dalla statunitense Judy Dater (famosi i suoi ritratti alla modella Twinka) che aprì una stagione di donne fotografe volte alla ricerca del mistero individuale e della rivelazione. A partire dagli anni ’70, si verificò una vera e propria esplosione del nudo esplicito, spesso in chiave erotica, legato anche all’espansione nell’uso del colore ed alla crescita esponenziale della fotografia pubblicitaria, di glamour e di moda. Helmut Newton è una figura paradigmatica in tal senso con le sue aggressive provocazioni erotiche, accoppiate sovente a temi sado-masochistici che, dopo un rifiuto iniziale, conquistarono le pagine delle principali riviste di moda internazionali. Tra i suoi epigoni possiamo menzionare le seducenti immagini di Elle Von Umwerth ed i raffinati nudi ambientati di Chris Von Wagenheim. Dall’ambiente della moda e della pubblicità proviene anche l’italiano Carlo Orsi, ironico interprete in diverse occasioni della seduzione femminile, mentre sul versante dell’erotismo più spinto, legato alle pratiche del bondage non poteva mancare il lavoro del maestro giapponese Nobuyoshi Araki. Dove invece la provocazione è concepita in maniera più sensuale e sottile è nelle immagini di autori la cui ricerca si colloca a metà strada tra concettualità ed allegoria : le serie di nudi creati in studio dallo svizzero Christian Vogt e le immagini fortemente oniriche e post-surrealiste dell’americano Ralph Gibson. Ma la fotografia contemporanea è stata anche influenzata dall’uso del corpo nelle pratiche della Body Art e della moderna performance (da Vito Acconci e Gina Pane a John Coplans e Marina Abramovic), portando agli esiti sorprendenti di alcuni autori quali il finlandese Arno Rafael Minkkinen che da quasi 40 anni si autoritrae nudo nella natura nordica, sottoponendo il suo fisico longilineo a pose innaturali nel gelo e nelle intemperie, in un rito di autoricognizione introspettiva e mimesi nell’ambiente. Un altro autore riconducibile a tale corrente è il tedesco Jürgen Klauke, performer e regista di intriganti e rarefatti set teatrali in cui l’autore stesso ed altre figure umane interagiscono con oggetti di uso comune (tavoli, letti, sedie, bastoni, cappelli etc.) in un clima di ironico esistenzialismo. Sul versante di una sensualità più intimista e magica si pone l’opera di Flor Garduño, una delle più importanti figure della fotografia latino-americana, alla ricerca delle radici dell’universo femminile, mentre il tema Pop del nudo in piscina (i.e. David Hockey) e del rapporto con l’elemento acquatico è ripreso nelle solari immagini del maestro del colore Franco Fontana. Chiudono la rassegna i silenziosi nudi in interni domestici di Enzo Obiso e le delicate immagini in b/n di adolescenti sulle spiagge ed in gruppo dell’americano Jock Sturges.
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