Pietro Privitera
Pietro Privitera, born in Milan, 1953. Has always worked as a Photographer.
In the 70’s he became passionate about still photography and subsequently published a book Scatola Scenica; conjecturing, through images of dance-theatre, from Bob Wilson to Meredith Monk, about how the stage space is both a screen and a container of virtual geometries.
He was among the first photographers in Italy to experiment and make creative research using the Polaroid, producing many images for exhibitions and collections, in Italy, France, Germany and elsewhere throughout the 1970’s and ’80’s. He graduated in Philosophy with a History of the Art thesis, which analyzed the Polaroid as an artistic phenomenon, and the social and psychoanalytic implications of the development of instant photography. In the 80’s he collaborated continuously with Italian photographic magazine ‘Progresso Fotografico’, creating a space which explored the connections between art and photography. In this same period, he began working as a fashion photographer which became his main activity. He worked for many years with Vogue and Harper’s Bazaar, in Milan and Paris. In 1996 he won the European Kodak award for portraiture.
Since 2000 he has been passionately interested in the study of the computer graphics, initially through the web; in recent years with photographic projects which fuse the traditional photo with the new language of digital technology. Between 2014 and 2016 on social Instagram he created a gallery of over 800 images titled Wundergram: a digital wunderkammer experience, and on the occasion of the personal exhibition Atlante for a photographic vision at the SpazioBorgogno in Milan he published the essay Polagram or Instaroid, reflection on the contemporary photo at social network’s times.
In 2017 he makes a solo exhibition, Wundergram. A shared gaze at the Photo&Contemporary gallery in Turin, the “Giornale dell’arte” of the publisher Allemandi dedicates a special insert on the essay related to Instagram, participates in Artissima and Paris-Photo, holds a Lectio magistralis on his work from title “The magic square” at the Triennale in Milan.
In 2018 he published the artist’s book Coincidenze. Brief history of photography told in 101 images through a smartphone. A creative comparison between the past and a future entrusted to the new languages of the image.
In 2019 he created with Pio Tarantini and Giovanni Gastel the theoretical in-depth magazine “FC Fotografia é Cultura” (Photography is Culture)
2017
WunderGram - Pietro Privitera WunderGram Lo sguardo condiviso a cura di Valerio Tazzetti e Nicola Davide Angerame 20 giugno - 16 settembre 2017 Il titolo della mostra è un neologismo coniato dall’artista fondendo due parole: Wunderkammer ed Instagram. La prima fa riferimento a quella “camera delle meraviglie” un tempo privilegio di nobili, eruditi e cardinali che vi collezionavano memorabilia naturali e artificiali. Oggi scomparse, queste “camere” sembrano rivivere oggi sotto forma di “gallery" fotografiche sul social media ad esse dedicato: Instagram. La mostra espone una selezione di circa 90 fotografie di piccolo formato tratte dagli oltre 900 scatti realizzati da Privitera attraverso i percorsi all'interno di un'esistenza quotidiana, la propria, colta nei suoi aspetti più poetici, astratti, formali e metafisici. Disposte in quadrerie che richiamano idealmente l’impaginazione grafica delle immagini su Instagram, le foto sono divise in serie di lavori: Magic Realism, Peoples and Places, Still Life and Live, Coincidences. Tutte realizzate con il proprio smartphone, elaborate con l’ausilio di appositi filtri modificati dallo stesso artista e successivamente postate sul Instagram, queste immagini costituiscono una vasta galleria che suscita stupore per come traduce un mondo di soggetti ordinari in altrettante visioni surreali, intense e simboliche, complice anche una paletta di colori innaturali, saturi e virati. L’essenza kitsch dei filtri “pop” di Instagram viene da Privitera citata e trasfigurata in qualità pittorica per giungere ad una visione rinnovata, che prende le mosse da un progetto fondato su considerazioni estetiche ben precise raccolte dall’artista in un suo pamphlet dal titolo “Polagram o Instaroid. Evoluzione dell’homo photographicus” (2016). "Negli anni ’60 - sostiene Pietro Privitera - la Polaroid scosse il mondo della fotografia (…) coinvolse la cultura delle arti visive ed ebbe implicazioni sociologiche e comportamentali. Il poter vedere nell’immediatezza il risultato, si sintonizzava sul tutto e subito sessantottesco e si contaminava del dibattito non esclusivamente psicanalitico sul concetto di desiderio, nel rapporto tra principio del piacere e principio di realtà". “Con un processo di appropriazione ironico e critico, ma anche creativo e poetico - sostiene Valerio Tazzetti, direttore di Photo & Contemporary - Privitera utilizza Instagram in modo analitico per evidenziare l’attuale bulimia del nostro sguardo dominato dall’affermazione dei social media ed in cui la condivisione delle immagini auto-prodotte assume un valore comunicativo totalizzante. Instagram è il simbolo precipuo di questa realtà ed è lo strumento attualmente più usato ed efficace per la diffusione di questa nuova cultura”. “Così facendo - sostiene il curatore Nicola Davide Angerame - l’autore milanese ha messo in luce uno degli aspetti più pervasivi e ridondanti del nostro vivere attuale ovvero quella mania di catturare e condividere immagini (oltre ai selfie) del mondo che ci circonda. Una mania che sta diventando ossessiva e che produce nuove dipendenze, ma che potrebbe essere interpretata anche come una reazione inconscia (fermare l’attimo concreto e postarlo) al virtualizzarsi progressivo della realtà, sempre più digitalizzata in ogni suo aspetto”. Pietro Privitera (Milano, 1953, vive e lavora a Milano) negli anni '70 dedica la propria ricerca fotografica al teatro-danza (da Bob Wilson a Meredith Monk) da cui nasce il libro-saggio “Scatola scenica”. Sperimentatore convinto, è tra i primi in Italia a usare la Polaroid per produrre, negli decenni '70 e '80, mostre internazionali soprattutto in Italia, Francia e Germania. Si laurea in Filosofia con una tesi sulla Polaroid come fenomeno artistico dalle implicazioni sociali e psicoanalitiche. Collabora con la rivista “Progresso Fotografico” studiando le contaminazioni tra arte e fotografia. Come fotografo di moda collabora per molti anni con Vogue e Harper’s Bazaar, a Milano e a Parigi. Nel 1996 vince il “Premio Kodak Europeo per il Ritratto”. Dal 2000 studia l'immagine digitale, il web e crea progetti fotografici in cui confluiscono tradizione e nuovi linguaggi digitali.
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POLAgram o INSTAroid. Evoluzione dell'homo photographicus di Pietro Privitera - Libro d'artista - Numero di pagine: 50 - 2016
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